La cartapesta leccese

Le origini

Prima di parlare della cartapesta leccese, un breve preambolo storico. Secondo il Vasari, la prima opera in cartapesta fu realizzata a Siena da Jacopo dalla Quercia alla fine del ‘300. Nel secolo successivo, furono Bernardo Rossellino e soprattutto Jacopo Sansovino a portare quest’arte ai massimi livelli con la creazione di pannelli in bassorilievo.

L’arrivo di questa tecnica nel Salento è controverso. Secondo alcuni, furono gli ordini religiosi nel XVII sec. a portarla da Bologna, centro di valenti cartapestai dove è conservata la più antica statua (un crocifisso datato 1643). Ma è probabilmente l’emulazione della capitale del regno, Napoli, a dare il maggiore impulso all’artigianato della cartapesta leccese. Nella città partenopea l’unione di materiali poveri con estro e fantasia portò agli esiti più eclatanti; questa tradizione rivive ancora oggi nelle variopinte botteghe d’arte presepiale di S. Gregorio armeno.

La cartapesta leccese: personaggi del presepe

Il primo cartapestaio documentato a Lecce è un tale Pietro Surgente (1742-1827), un barbiere che, nel retrobottega, realizzava soprattutto crocifissi. La produzione migliore e più abbondante a Lecce, soprattutto di statue di santi e madonne, si protrae per tutto il ‘700 e l’800.

Nel secolo scorso si assiste ad un abbassamento della qualità; si dice poi che un certo fanatismo religioso induca ad utilizzare come materia prima carte da gioco e giornali comunisti. Infine ricordiamo che nella vicina Matera, le opere dell’artista spagnolo José Ortega (li trasferitosi nel 1973) rilanciano in chiave moderna l’antica tradizione artigianale della bella città lucana.

Impiego della cartapesta

La cartapesta presenta delle caratteristiche che permettono la creazione di diversi manufatti. La leggerezza e l’economicità la rendevano molto adatta alla realizzazione di svariati oggetti come bottoni, giocattoli ma soprattutto oggetti d’arte sacra; in precedenza le statue dei santi da portare in processione erano fatte in legno, il che le rendeva difficilmente trasportabili e piuttosto rigide.

Anche i carri allegorici di carnevale (Putignano, Massafra) sfruttano queste caratteristiche con risultati altamente scenografici. Il carro trionfale in onore della Madonna della Bruna, allestito a Matera dal 1690, è una curiosa macchina in cartapesta; al termine della lunga processione notturna, esso viene prese d’assalto dai fedeli (lo “strazzo“) che cercano di accaparrarsi un pezzo della prodigiosa struttura. Questo eclettico materiale è anche attualmente impiegato per l’allestimento dei grandi set cinematografici.

La cartapesta
MATERA, CARRO VERGINE DELLA BRUNA

A Lecce non mancano poi delle autentiche opere d’arte; fu soprattutto il grande architetto Mauro Manieri a portare ad alti livelli questa tecnica. La navata della chiesa di S. Chiara per esempio è coperta da un rarissimo controsoffitto in cartapesta, ideato dal Manieri nella prima metà del XVIII sec.. Esso imita perfettamente gli esemplari lignei in uso in quell’epoca ma utilizza un’intelaiatura in legno sostenente 300 moduli in cartapesta (per una superficie di quasi 300 mq.); alla realizzazione dell’opera parteciparono le tante botteghe situate nella vicina via oggi intitolata “Via Arte della Cartapesta”.

La cartapesta leccese
LECCE, CHIESA S. CHIARA

Ancora qualche esempio. A Oronzo Greco si deve la realizzazione della statua di S. Giuseppe Patriarca, commissionata dai padri Gesuiti per la chiesa di S. Francesco alla Scarpa; l’enorme opera (5.60 mt d’altezza)  è considerata la statua in cartapesta più grande del mondo ed è un’importante testimonianza della produzione della prima metà dell’Ottocento. Nella controfacciata del Duomo di Lecce ancora, un altorilievo in cartapesta (1917) di Raffaele Caretta, raffigurante il Battesimo di Cristo abbellisce il battistero lapideo settecentesco. Tra le tante statue di santi in terra d’Otranto, molto venerata quella di S. Cristina nella Chiesa della Purità a Gallipoli, opera del maestro leccese De Lucreziis (1867).

La cartapesta leccese: le tecniche

Le tecniche per la creazione di oggetti di grandi dimensioni sono fondamentalmente due. Nel primo caso, una pasta a base di carta e colla viene spalmata all’interno di uno stampo in gesso precedentemente preparato. Nel secondo caso, utilizzato soprattutto per statue fino a 70 cm d’altezza, si utilizza una struttura in fil di ferro e lana di legno (trucioli) ai quali si uniscono testa, mani e piedi eseguiti a parte in creta. Dopo l’asciugatura, si sovrappongono strisce di carta bagnata nella colla di farina fino ad ottenere la sagoma desiderata. Seguono varie fasi di rifinitura; la principale consiste nel modellare i dettagli mediante una sorta di piccoli cucchiai arroventati di diverse forme. A discrezione dell’artigiano, il tutto può essere ricoperto da uno strato di gesso di Bologna. La colorazione è la fase terminale di un lavoro che può richiedere anche varie settimane.

Pubblicato da Angelo Traverso

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