Taranto e Napoleone

Taranto, avamposto dell’Impero.

In questo articolo racconteremo brevemente dei rapporti tra Taranto e Napoleone e la storia di alcuni generali francesi nella città ionica agli inizi del XIX secolo. Con l’avvento di Napoleone, Taranto riconquista un ruolo centrale come porto militare; infatti, dopo secoli di marginalità, Bonaparte ha in mente di renderla un importante avamposto del suo Impero nel Mediterraneo. Per fare ciò, volle realizzare una nuova fortezza al largo della città per sostituire il vecchio Castello aragonese, ormai utilizzato prevalentemente come prigione.

Castello Taranto

Taranto e Napoleone: una nuova fortezza

Choderlos de Laclos
Choderlos de Laclos

Incaricò quindi il generale Pierre Ambroise Choderlos de Laclos di supervisionare i lavori del nuovo forte sull’isolotto di San Paolo, terminato alla fine del XVIII secolo. Choderlos de Laclos è però conosciuto soprattutto per il suo romanzo epistolare “Le relazioni pericolose”, considerato uno dei capolavori della letteratura francese. Ben presto l’ufficiale prese la malaria e morì nel Convento di San Francesco (1803). I suoi rresti trovarono momentanea accoglienza all’interno della fortezza, che da quel momento prese il suo nome (si chiama ancora Forte de Laclos).

Dopo la caduta del Bonaparte, dei vandali distrussero la tomba e i resti furono probabilmente dispersi in mare; i pescatori del luogo sostenevano che durante le notti di tempesta era possibile vedere il suo fantasma che vagava sull’isolotto.

Una dura prigionia

Ma durante questi lustri vari ufficiali transalpini legheranno il loro destino alla città dei due mari; tra gli altri, uno è senz’altro da segnalare. Abbiamo detto che il Castello aragonese fu usato a un certo punto come carcere. Ebbene nel 1799 vi fu imprigionato Thomas Alexandre Davy de la Pailleterie detto «il generale Dumas». Il famoso scrittore Alexandre Dumas era suo figlio e gli ispirò i personaggi di Porthos (I Tre Moschettieri) e di Edmond Dantès (Il Conte di Monte Cristo).

il generale Dumas

Figlio di un marchese e di una schiava di colore, fu il primo generale meticcio. Napoleone lo apprezzava molto per il suo coraggio e la forza fuori dal comune, ma a seguito di una controversia sulle sorti della guerra gli permise di abbandonare la spedizione in Egitto. Durante il viaggio di ritorno in Francia, le cattive condizioni della sua nave lo costrinsero a sbarcare a Taranto per. Qui lo aspettavano al varco i sanfedisti del Cardinale Ruffo che lo rinchiusero senza indugio nel castello. Dopo due anni di prigionia e diversi tentativi di avvelenamento, ne uscì cieco e zoppo e morì ben presto all’età di 43 anni.

Se qualcuno verrà qui, potrà ancora visitare la piccola cella dove il valoroso ufficiale passò la sua terribile prigionia.

 

Pubblicato da Angelo Traverso

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